Dopo un anno con la barca in giardino, dove ho passato nottate a resinare, verniciare e sostituire cime e scotte, e quando avevo un minuto libero ero alla ricerca di vernici e attrezzature, finalmente è arrivato il giorno del varo.
Camion con gru, camion per il trasporto, qualche curioso che si ferma stupito di vedere una barca che viene sollevata dal mio giardino, ma nessuno si lamenta di trovare la strada bloccata.
Invece di fermarsi per le lamentele, mi vengono a chiedere dove sto portando la barca e mi informano che anche a loro piacerebbe un giorno poter veleggiare.
Mi sembra quasi strano ora vedere la barca sul carrello e il giardino vuoto. Mi ero quasi abituato a vedere la barca affaciandomi dalla finestra.
Inizia a piovere, non sentendo il tamburellare della pioggia sulla coperta, mi rendo conto che manchi qualche cosa. Sto forse pensando a qualche altro strano hobby da fare di sera, invece che guardare la televisione?
Mentre penso ad altri progetti, sono già in autostrada. Sta smettendo di piovere, ma verso il lago d’Orta, dove la gru è pronta a far galleggiare finalmente questa piccola barca a vela, si sta schiarendo il cielo.
Si arriva alle 14 in riva al lago. Un’oretta per per fare il varo, alberare, montare il fuoribordo e la barca è pronta per lasciare gli ormeggi.
Senza guardare l’orologio mi trovo a navigare tra la costa e l’isola di San Giulio, mi sembra di essere già in vacanza.
Vorrei armare le vele e iniziare a cercare i posti più belli del lago per poter fare un piccolo portolano.
Non avendo trovato nulla su internet e in libreria su questo piccolo ma suggestivo lago, mi riprometto che proverò a scrivere un portolano copiando lo stile di Mancini (disegni e informazioni su enogastronomia e piccoli scorci di paradiso).
Sono già le 17, ritorno alla realtà e cambio rotta, punto verso il circolo dove mi aspettano.
Siamo ad un miglio dal circolo e vedo delle figure che si sbracciano. Scoprirò, lanciando le cime in banchina, che il presidente e qualche consigliere del circolo velico sono li per l’accoglienza. Tutti gentili e simpatici, mi fanno sentire già a casa senza ancora aver posato piede in banchina.
Sta tramontando ed è ora di ormeggiare alla mia boa. Visto il posto, le persone che mi circondano, spero sarà la mia boa per parecchi anni.
Prima di tornare a casa, ritorno sul lungolago per vedere se è realmente tutto vero. Vedo Galeb alla boa con sfondo la caratteristica isola di San Giulio, i bambini seri e soddisfatti al circolo che rientrano con le loro barchine dopo il corso di vela e il tramonto.
Riprendo l’autostrada, rientrando verso casa penso a quale sarà il prossimo giorno che potrò riprendere il largo.
Tanti a terra sognano gli oceani e le lunghe navigazioni. Io posso dire di essere più fortunato di questi sognatori, dovrò aspettare solo due giorni : domenica mi potrò permettere di fare due bordi ad un’ora da casa, e sognare anch’io gli oceani, ma con una mano alla barra del timone.