Luca Cappellini , nato a Milano nel 1978. Da quando avevo 6 mesi ho passato le mie vacanze al mare, o meglio in mare. Da sempre affascinato da barche e mare, negli anni mi sono appassionato alla navigazione a vela.
Da una passione innata si sono aggiunte le letture fondamentali per un velista : Bernard Moitessier primo in classifica con il suo capolavoro “La lunga rotta” in cui racconta il suo giro e mezzo del mondo in solitario.
Per poi conoscere attraverso la lettura grandi personaggi che hanno fatto della navigazione la propria filosofia di vita. Wharram con “Due ragazze e due catamarani” , dove racconta la sua vita hippie tra gli oceani.
Come Moitessier ha passato la vita a navigare senza troppe possibilità economiche ma con una filosofia particolare.
Tra le tante letture su tecniche di navigazione , meteo e biografie di personaggi altrettanto straordinari , per citarne solo qualcuno ricordo Ernesto Tross con “Prua ad EST” , in cui racconta le navigazioni fatte in oriente, e “La barca sicura” in cui spiega come deve essere costtuita una barca , portando come esempio i tanti incidenti accaduti a barche purtroppo famose per questo. Porta come esempio le sue barche autocostruite, molto sicure in quanti a sono stati eliminati i difetti non pensando alle mode ma solo alla praticità . Soldini con la sua autobiografia che me l’ha fatto diventare simpatico. Sergio Albeggiani con “Isole lontane” dove racconta la realizzazione del suo sogno partendo per un giro del mondo progettato quasi per tutta la vita.
La biografia di Joshua Slocum che racconta come a fine ottocento è stato d’esempio a tutti quanti ho elencato , partendo per un giro del mondo , senza una meta prefissata , con una barca , lo Spray , attrezzata come poteva esserlo più di cento anni fa.
Tutte queste letture mi hanno confermato quanto già sapevo : anch’io il tempo che potro’ lo dedicherò alla navigazione.
Quando prendo il largo provo quello che provavano e provano i miei scrittori preferiti : in mezzo a questo elemento ostile sto bene e sono sereno . È difficile spiegarlo ma non ho trovato ancora la spiegazione in nessuno di questi grandi navigatori del perché sono attratti dal mare e dalla navigazione. Solo Moitessier ha dato una spiegazione per giustificarsi : ” non si chiede a un gabbiano addomesticato
perché ogni tanto provi il bisogno di sparire verso il mare aperto.
Ci va e basta.
E’ una cosa semplice come un raggio di sole, normale come l’azzurro del cielo.”
Per questo ho deciso di chiamare così la mia barca. Galeb significa in croato gabbiano. In Croazia ho navigato la maggior parte della mia vita. Nel nome Galeb sono sintetizzato tutti i nomi della mia famiglia : Elisa e i miei figli Gianmarco Leonardo Gabriele Eleonora. Così nasce un nome di una barca. Quando li leggete mentre passeggiate in banchina, non sorridete anche se alcuni sembrano stupidi. Dietro al nome di una barca molto spesso c’è qualche cosa di profondo.
Oltre a questa formazione teorica , oltre alla possibilità di navigare molto , ho fatto anche dei corsi di deriva. Molto divertenti ma mancava qualche cosa. Ho perfezionato la navigazione d’altura con la Lega Navale di Milano , dove ho partecipato al corso per diventare istruttore di vela. Qui ho scoperto quanto sia bello e formativa la navigazione in equipaggio. I sottili equilibri che se si consolidano non possono essere paragonati rispetto a quelli a terra. Di notte quando è terminato il tuo turno affidi la vita ad altri. Quelli che ti danno il cambio ti hanno dato fiducia durante il tuo turno. Questo a terra non si può capire.
Nonostante le occasioni di uscire in mare durante i corsi , i vari inviti per trasferire le barche di amici e conoscenti, e altre numerose occasioni di prendere il largo potrebbero non rendere allettante la possibilità di avere una barca , negli anni è rimasto sempre un chiodo fisso.
Ho deciso che dovrà essere piccola e poco impegnativa. Ma voglio avere anch’io ormeggiata ad un molo la possibilità di uscire in mare in qualsiasi momento. Ho acquistato una piccola barca di 6 metri anche un po datata. Bisogna rimboccarsi le maniche per portarla a nuova vita. Per questo ho aperto questo sito che sarà utilizzato come diario di bordo , per documentare i lavori e l’impegno che ci vuole per mantenere una barca. Servirà per raccontare le piccole grandi navigazioni. E se sarà utile a qualche neo velista per scoprire un modo diverso di navigare , rispetto a quanto si pensa dello stereotipo dell’armatore medio (per intenderci quello che pensa veramente che i momenti più belli sono quando si compra una barca e quando la si rivende) sarò ripagato del tempo dedicato a scrivere.