Da Maiorca alla Sardegna.

Primi di settembre. Sono finite le ferie. È solo da una settimana che ho ripreso a lavorare, ma sto già pensando a dove poter navigare la prossima estate.
Mi telefona Luciano. Cosa avrà bisogno alle 10 di sera?
-Ciao Luca, tutto ok? Sono a Maiorca, ho finito le settimane di charter e settimana prossima devo riportare la barca in Italia. Riesci a darmi una mano?
Lo richiamo dopo 15 minuti. Ho avuto l’autorizzazione “familiare”!!!
-Luciano sono Luca, ho fatto il biglietto, ci sentiamo martedì alle 16, appena atterro.
Sto andando all’aeroporto di Orio, nella sacca la cerata e un paio di magliette. Forse sono invasato, ma non sono riuscito a resistere alla tentazione. Barca stupenda , Beniamina, Gran Soleil 48. Con Luciano (armatore) e suo figlio Stefano ho già navigato, ti fanno sentire a “casa” loro. Si aggrega anche Guy, un paio di trasferimenti li abbiamo fatti tra La Spezia e Genova e mi sono sempre divertito. Con questo equipaggio non posso mancare!
Atterrati a Palma di Maiorca , Guy ed io prendiamo un taxi. Il tempo di incontrarci con gli armatori al porto, per lasciare le sacche in barca, e siamo già in centro a mangiare. L’atmosfera di Palma è spettacolare.
I racconti di Luciano e Stefano, che hanno fatto charter tra Palma e Ibiza nel mese di agosto, mi confermano che chiunque sale su Beniamina si può solo divertire.
A tavola programmiamo la partenza per l’indomani mattina, dopo aver terminato gli ultimi acquisti per poter affrontare le 370 miglia non stop.
Anche se la sera abbiamo fatto tardi, come al solito, in barca dormo troppo bene, mi sveglio alle 5. Mi faccio un giro sull’infinito lungomare. Ci saranno 5 chilometri di pontili pieni di barche di tutte le dimensioni, in cui cerco un bar con vista sul porto, per non perdere neppure un minuto questa spettacolare vista.

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Alle 10 siamo pronti a mollare gli ormeggi. Aspettiamo Stefano che deve ritirare in lavanderia lenzuola e tovaglie, usate l’ultima settimana di charter.
Non aspettiamo che sistemi il sacco della biancheria, gli ormeggi sono già mollati.
Uscire dal porto di Palma è veramente emozionante. Una distesa di barche di tutte le dimensioni. Tra le navi un gruppo di bambini con gli Optimist ci saluta, trainati dal gommone dell’istruttore.

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Fuori dal porto c’e’ poco vento. Ma ci consente di organizzare i turni: 4 ore a testa, io farò dalle 8 alle 12 , dalle 16 alle 20 e da mezzanotte alle 4. Le prime due ore starò al timone. Le ultime due di supporto a chi entrerà in turno più fresco e riposato.
Il vento che facendo i capricci , ci ha dato tempo per organizzarci, riprende a soffiare. Non vediamo più il porto di Palma ma iniziamo a costeggiare le scogliere che guardano l’Isola di Cabreras. 
Senza che me ne accorga , inizia il ritmo dei turni.
Dopo aver finito il secondo turno, alle 20 dovrei riposare. Mentre la prua inizia a puntare il centro del Mediterraneo, non posso perdermi il sole che sta scomparendo dietro l’Isola di Palma,

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Un’ora di sonno riesco a farla prima del mio turno preferito : da mezzanotte alle quattro del mattino. Bastano le stelle a ripagarmi della svegliataccia.  Non è solo il numero di stelle ad impressionarmi , verso le 2 si inseguono delle forme verdi, simili a fiamme in cielo, che penso siano le aurore boreali.
Dopo un giorno e mezzo di navigazione siamo esattamente sotto il Golfo del Leone. A trecentosessanta gradi solo mare. Le uniche cose galleggianti che riesco a vedere in questi giorni sono una medusa solitaria e un pesce luna che attraversa curioso la nostra scia.
Se da terra questa solitudine può spaventare, quando ti rendi conto di essere solo in mezzo al mare, la serenità aumenta. La paragonerei ad un metodo di meditazione.

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Iniziamo a macinare miglia. Ad ogni cambio turno aumenta la serenità e l’equipaggio è sempre più affiatato. Uno spirito di squadra che a terra non si può ricreare. Oltre ai turni di quattro ore, a bordo non ci sono altre regole, ma come se fossimo programmati , in sequenza non scritte a rotazione si preparano i pasti. Chi prima riesce pulisce e riordina, prepara il caffè e l’aperitivo, come si sapessero decodificare le esigenze e i tempi altrui. Con questo ritmo potremmo tranquillamente continuare per mesi a navigare.
La terza notte Stefano crolla dalla stanchezza per le settimane di charter dedicate ai clienti. Faccio il turno di notte in pozzetto da solo. Capisco perché molti non riescono a rinunciare alle navigazioni in solitario. Guardando in tutte le direzioni non vedi nessuna forma di civiltà.  Solo tu , il mare e le stelle. In mezzo alla gente sto molto bene . Senza ben comprendene il perché devo riuscire a trovare il modo di navigare in solitario. È un richiamo troppo forte.
Stefano si scusa di avermi lasciato solo tutta la notte, ma non è dispiaciuto quando vede che dopo quattro ore non mollo volentieri il timone.
Terzo giorno di navigazione. Luciano si mette a urlare -Terra! Terra!. È un classico nei film. Ma dal vero, avvistare terra dopo tre giorni di nulla è un emozione fortissima.
Per festeggiare quella striscia scura, che cercavamo all’orizzonte da tre giorni, ci prepariamo un’aperitivo, si alza la musica, mentre alle nostre spalle il sole inizia a tramontare.
Per non farci mancare nulla il vento gira e il Maestrale inizia a soffiare a venti nodi. Issiamo il gennaker e la barca inizia a volare verso le Bocche di Bonifacio. Non riesco più a staccarmi dal timone, fino a quando inizia il mio turno ufficiale a mezzanotte. L’ingresso nelle Bocche tocca a me.
Dopo tre giorni di nulla, non riesco a credere che per quattro ore non riuscirò a stare fermo per più di un minuto. Tra una verifica di un punto nave al tavolo di carteggio , un traghetto che ci segue, uno che ha deciso di metterci sulla sua rotta, qualche faro che faccio fatica a riconoscere, mi rilasso solo alle quattro, siamo riusciti ad uscirne. Dopo tre giorni senza vedere una barca, mi sembra di essere in autostrada.
Vado a dormire un paio d’ore. Alle sette mi sveglia il rumore della catena dell’ancora. Siamo ormeggiata davanti a Palau. Isola di Santo Stefano.
Fa freddo e il vento è aumentato. Questo non ci ferma per  riscuotere il premio per la traversata:  un tuffo prima di colazione.
Stefano, ci lascia dispiaciuti a Palau. Lui lo è un po di meno, deve fare una settimana di allenamento a Caprera, per lui la navigazione non finisce ancora.
Il giorno dopo sono in ufficio. Penso che solo ventiquattro ore prima ero in mezzo al mediterraneo e avevo un timone in mano al posto di questo pc.
Devo al più presto avere anch’io una barca ormeggiata in qualche porto. Sapere che in qualsiasi ora di qualsiasi giorno posso mollare gli ormeggi, può rendere più accettabile rimanere seduto a questa scrivania.
Da questo momento non ho più smesso di cercare la mia futura barca.

7 pensieri riguardo “Da Maiorca alla Sardegna.

  1. Mi sono letto tutto d’un fiato il tuo diario.
    Ti giuro che mi ha emozionato perché, come te, amo il mare anche se non sono un velista.
    Sei molto bravo a raccontare ed è piacevole leggerti.
    Aspetto di vedere la tua barca in acqua.
    Bravo Luca!!!
    Pino

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