Questo piccolo manualetto vuole essere come una carta nautica che possa dare la giusta rotta a tutto l’equipaggio di una barca, non facendola schiantare sul primo scoglio anche se a bordo abbiamo il classico negazionista che pensa sia giusto indirizzare la prua secondo il proprio sesto senso, è dedicato a tutte le persone che si sono dedicate agli studi, in qualsiasi campo e professione e al loro duro lavoro e impegno, per permettere di far progredire la scienza, la tecnica, la società e quindi migliorare la vita di tutti.
Una menzione anche ai tanti che si sono fidati di questi professionisti : chi si è seduto su un aereo fidandosi degli ingegneri che l’hanno progettato e del pilota che l’ha fatto decollare, del paziente che ha seguito una cura medica affidandosi al proprio medico, chi si è fatto inoculare un vaccino avendo fiducia dei ricercatori che lo hanno creato.
Questo micro manualetto non è dedicato ai pochi (ma ancora troppi) negazionisti e detrattori della scienza, che cercano di fermare il progresso, avvelenando i pozzi nel cercare di convincere gli altri che le proprie teorie lette su Internet o Facebook possono valere quanto anni di studio. Per questi speriamo venga il tempo che si possano calcolare i danni provocati e finalmente gli venga addebitato il conto.
Sarà stata la pandemia, il minor tempo per poter uscire e da dedicare ai social, la maggior concentrazione verso discussioni su virus e vaccini, la paura di questo maledetto virus. Oppure tutte queste cause insieme. Da più di un anno ho notato l’aumento inprovviso di negazionisti della pandemia, amici, conoscenti, colleghi che inaspettatamente ho scoperto essere luminari in virologia, che prima intimoriti dalle eventuali reazione alle loro castronerie e sempre più coraggiosamente hanno perso le inibizioni per contestare i veri scienziati.Chi pensavo di conoscere bene, persone mediamente acculturate e di buon senso, oggi urlano senza vergogna che il virus non esiste, che la mascherina è un bavaglio della dittatura sanitaria, che il vaccino è uno strumento di controllo e distruzione di massa.Qualche comportamento strano l’ho sempre notato nelle affermazioni di qualcuno. Alle volte l’ho abbinato all’analfabetismo funzionale. Altre volte l’ho collegato al modo di vedere le cose da angolazioni differenti dalle mie.In quest’anno sono arrivato a domandarmi e a domandare come avrei dovuto interagire con queste persone. Combatterle, assecondarle, cercare di capirle e nel fare loro domande tentando di farle virare sulla retta via?
Nessuno è riuscito a darmi queste risposte. In pochi hanno preso posizioni nette e intransigenti verso questo pericolo. Non avrei mai pensato di poter essere io a dare una risposta. Forse non riuscirò a dare la risposta definitiva ma tenterò di formulare quelle regole a cui penso sia corretto affidarsi per combattere questi barbari che mettono in pericolo la vita e il progresso di tutti noi.Dopo un primo periodo di silenzio alle tante affermazioni negazioniste, ho iniziato a reagire combattendo la disinformazione sia di persona sia attraverso i social, denigrando chi affermava convintamente le teorie negazioniste e cercando di dare risposte a chi si poneva correttamente dei dubbi. Lo scontro avveniva sempre con molta violenza e convinzione da parte del negazionista di turno. Questa convinzione a teorie senza senso mi ha sempre impressionato molto.
Sempre più convinto che sia un dovere civile essere dalla parte del progresso e della scienza, ho affinato le tecniche per combattere questa deriva.
Oltre ad aver smascherato i tanti negazionisti e analfabeti funzionali nella mia cerchia di conoscenze (e purtroppo anche di amicizie), ho scoperto un’altra categoria pericolosa quanto i negazionisti : gli indifferenti. Nella Divina Commedia Dante colloca all’inferno tra le figure peggiori gli Ignavi. Quelli che hanno vissuto secondo indifferenza, viltà e appunto indifferenza. Anche loro non interessandosi sono ritenuti pericoli per la società e quindi incivili allo stesso livello del peggiore No Vax. Questo vuole essere il punto di partenza per una discussione su come affrontare e mettere in un angolo il negazionista o più in generale l’analfabeta funzionale. Non dandogli spazio per fare più danni di quanto abbia già fatto.
L’analfabetismo funzionale è uno dei fenomeni più diffusi e preoccupanti degli ultimi anni. Moltissimi adulti sono analfabeti funzionali perché hanno difficoltà a comprendere pienamente testi semplici, con effetti negativi che si riflettono nella vita di tutti i giorni. Per contrastare il fenomeno bisogna investire in due direzioni: famiglia e scuola. Negli ultimi anni, il termine “analfabetismo funzionale” ha conquistato una rilevanza sempre maggiore all’interno dei dibattiti sui temi dell’istruzione e della formazione. Mese dopo mese, istituzioni ed enti di ricerca collezionano e diffondono dati allarmanti sul numero degli analfabeti funzionali. Spesso, però, manca un focus preciso, che permetta di inquadrarne i confini, per poi prendere le giuste contromisure. Cosa significa davvero analfabetismo funzionale? Come si misura? Quali sono gli indicatori ma monitorare?
L’UNESCO già nel 1984 da questa definizione : “L’analfabetismo funzionale è la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. L’analfabeta funzionale, quindi, è una persona che sa leggere, scrivere (altrimenti sarebbe definibile analfabeta) ed esprimersi in modo sostanzialmente corretto. Non è in grado, però, di raggiungere un adeguato livello di comprensione e analisi di un discorso complesso. Volendo identificare i caratteri distintivi dell’analfabeta funzionale, si potrebbero elencare i seguenti:
- Incapacità di comprensione adeguata di testi pensati per una persona comune, come articoli di giornale, regolamenti o bollette;
- Difficoltà nell’esecuzione di calcoli matematici semplici, come gli sconti in un negozio o la tenuta della contabilità casalinga;
- Difficoltà nell’utilizzo degli strumenti informatici;
- Conoscenza superficiale degli eventi storici, politici, scientifici, sociali ed economici.
Questo chiarisce quanto sia pericoloso l’analfabetismo funzionale e tutti dobbiamo combatterlo.
In Italia alcune ricerche hanno misurato il livello di analfabetismo funzionale. I dati più attendibili a cui far riferimento sono quelli dell’indagine Piaac – Ocse (2019). Secondo queste statistiche, in Italia, il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. Il dato è tra i più alti in Europa, eguagliato dalla Spagna e superato solo da quello della Turchia (47%).La serietà e l’ampiezza del problema rendono necessarie e urgenti le contromisure. Per combattere il fenomeno dell’analfabetismo funzionale occorre innanzitutto restituire il giusto valore a due attori fondamentali: la famiglia e la scuola. All’interno di queste due realtà è necessario far capire come si leggono le informazioni e in particolare che basterebbe leggere, anche poco, abituare il cervello a capire e valutare un brano e non fermarsi al video di 20 secondi sui social per pensare di aver capito tutto.Dovremmo fare (e farci) poche domande: : spendiamo del tempo a leggere? Leggiamo abbastanza? Stiamo educando i figli alla lettura? Lasciare ai libri il giusto spazio in casa è fondamentale. Frequentiamo amici e conoscenti che leggono? Li sproniamo a leggere ?Per analfabeta funzionale si indica dunque un individuo – in età scolare e non – che non ha le competenze necessarie ad assimilare ed elaborare le informazioni provenienti da un testo appena letto e non è in grado di fare delle proprie deduzioni sullo stesso.
L’analfabeta funzionale trova dunque difficoltà non solo nella lettura dei testi narrativi (illetteratismo da testi in prosa), ma anche in quella di semplici documenti (grafici, tabelle: èsi tratta di “illetteratismo da documenti”) e nella lettura di problemi di calcolo (illetteratismo da calcolo).
Sempre più di frequente l’analfabeta funzionale si incrocia col mondo del digitale. Ha difficoltà nell’uso della tecnologia e non riesce a destreggiarsi nemmeno all’interno di una semplice pagina web.
Ad esempio, può avere difficoltà a trovare un numero di telefono, nonostante sullo schermo ci sia l’icona “Rubrica”.E’ in grado di leggere e scrivere, ma in molte situazioni non comprende il senso di un testo, non costruisce analisi articolate e paragona il mondo solo alle proprie esperienze dirette.Si tratta dunque di un tipo di analfabetismo che colpisce maggiormente la gente over-50, che ha appunto alcune remore col digitale. Se riuscissimo qui a diminuire anche gli indifferenti, anche un conoscente per ogni lettore, potremo dire guardando negli occhi i nostri ragazzi, di aver fatto per loro e per il loro futuro la nosta parte.
Oltre alle molte tipologie di persone pericolose che ovviamente non frequentiamo e appena possibile denunciamo, tra cui possono esserci ladri, violenti, assassini e delinquenti in genere, una tipologia di persone che può mettere a repentaglio la nostra vita, ma che il più delle volte tolleriamo, perché non le associamo ad un reale pericolo possiamo inserire i negazionisti, i No Vax, i No Mask, chi ha urlato negli ultimi mesi alla dittatura sanitaria non comprendendo cosa fosse una pandemia. Ancora più pericolosi sono gli indifferenti, quelli che per pigrizia lasciano correre e non si interessano della propria società. Questa categoria è la più pericolosa, visto il fatto che sono in molti, i pochi negazionisti hanno la possibilità di fare eco con le proprie castronerie visto che lo spazio vuoro è molto ampio. Se di fronte, un No Vax si trovasse un paio di amici che a muso duro lo mettessero in un angolo il problema sarebbe risolto e circostanziato. Trovando il vuoto, o meglio il pieno di indifferenti, le teorie negazioniste possono percorrere ampi spazi, lasciando una scia di danni e morti che dovrebbero poter essere calcolati per dare loro la giusta pena. Questi indifferenti che spesso non vengono conteggiati sono i responsabili della deriva che troppe volte prendiamo. Gramsci ha scritto : “Io Odio gli indifferenti”. Dopo molti anni questo saggio non poteva essere così attuale. Vale la pena riproporlo.
ODIO GLI INDIFFERENTI
Antonio Gramsci
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

La convivenza a bordo con negazionisti, indifferenti, incivili può essere diluita da un bravo comandante. Ma per la sicurezza dell’intero equipaggio non può essere prolungata. Al primo porto (anche non sicuro) bisogna sbarcare questi elementi negativi.Molti li giustificano e questo è un grosso problema per la società : anche in pochi creano danni enormi. Vanno emarginati ed etichettati con i giusti appellativi : pericolosi, incivili, indifferenti al bene comune.

Personalmente ho la seguente check list che utilizzo ogni volta che ne incrocio uno sul ponte della mia barca.
- Ascolto le sue affermazioni e cerco di capire da dove possono essere nate delle idee così perverse.
- Gli spiego dove andare a leggere le informazioni per poter rassicurarlo che la rotta e le procedure di sicurezza della navigazione. In particolare evidenzio che queste procedure di navigazione sono state stilate da professionisti che dopo molte traversate atlantiche (esperienza) hanno empiricamente e con metodo scentifico trovato il miglior modo di superare la burrasca (la pandemia in questo caso). Per il Covid indico di seguire le informazioni del Servizio sanitario Nazionale , dell’EMA , e delle istituzioni ufficilai dove possono essere trovate le risposte a tutti i propri dubbi. Chi fa domande è intelligente, chi pensa di avere le risposte su temi complessi lo è molto meno.
- Dopo i primi passaggi se rimane con le proprie teorie, si scheda la persona come pericolosa per la propria incolumità, per quella dei prori familiari e della società. Senza scrupoli uletriori deve essere emarginata e bisogna comunicarlo chiaramente sia a lui che a tutti quelli che conoscono entrambi. A bordo si sale senza scarpe e con la fiducia di seguire la rotta, tutti insieme, tracciata sulla carta nautica e credendo con convinzione che la bussola non ci stia ingannando.
Ovviamente è più facile fare finta di niente, non schierarsi, non allontanare questi pericoli. Ma chi vuole veramente a bordo chi contesta che davanti a noi non ci sia uno scoglio, chi affrema che nel proprio turno in notturna non serve guardare l’orizzonte per scongiurare l’arrivo di una nave perché crede che la terra sia piatta. Il rischio che sicuramente avremo con questo atteggiamento sarà il contrasto che alcuni “attivisti della negazione” ci faranno. Non c’e’ da preoccuparsi, se seguiamo e ci fidiamo della scienza e se siamo abituati ad avere la casa invasa di libri, prendersi del radicalchic non può che essere un complimento. Mi vergognerei del contrario.Piccoli gesti che sulla terraferma giustifichiamo, in mare aperto dove è più evidente che piccole disattenzioni vengono pagate molto care. Anche a terra dobbiamo essere un equipaggio affiatato e la navigazione sicura deve essere la nostra priorità.Se saliamo a bordo di qualcuno che al tavolo da carteggio non esitiamo a scappare se non porta con se in navigazione le carte nautiche; ma a casa sua se ha la libreria vuota lo accettiamo.Ci preoccupiamo se chi prende l’altezza del sole a spanne anziché utilizzare il sestante.

A terra giustifichiamo cose che in mare non troverebbero nessuna scusa per chi vuole navigare su una rotta sicura. Fai la cosa giusta, a terra come in mare non giustificare nessuno. Se non tieni a me e all’equipaggio a bordo non c’e’ spazio. Buon Vento.