Sono stupito del numero di persone che si fermano davanti al cancello. Loro ancora più sorprese guardano questa barca a vela spuntata, forse di notte, nel mio giardino.
Erano anni , forse da sempre , che cercavo la barca giusta. Avevo preso in considerazione di prenderla grande con dei soci fidati, che durante le trattative hanno mostrato in anticipo i limiti della società. Avevo osato la via dell’autocostuzione, dove nottate intere su internet mi avevano convinto che si deve decidere se fare bricolage o navigare. Alla fine mi sono convinto che per poter possedere una barca a vela e non esserne schiavo, deve avere le dimensioni per poterci navigare in solitario, sfatando il mito chi ha la barca non ha l’equipaggio e l’equipaggio deve elemosinare un’armatore. Le dimensioni contenute possono sfatare inoltre il mito che possedere una barca equivale a strappare banconote da 500 sotto una doccia fredda.
Mi sono deciso, ho risposto all’annuncio di questa barchetta di cui negli ultimi mesi mi ero invaghito. Ec 19 , 6 metri e quattro cuccette, disegno moderno anche se non è prodotta da più di vent’anni.
Telefono ad Attilio e ci vediamo in settimana al lago, per vedere la barca ormeggiata alla boa. Basta poco e dopo una breve descrizione di Attilio, dispiaciuto perché non ha più tempo da dedicargli, ci stringiamo la mano e torno a casa fregiandomi del titolo di armatore.
Nelle due settimane successive, decido che per poterla riportare all’antico splendore, me la devo portare a casa : in giardino.
Progetto un invaso con i tubi da ponteggio, prendendo quotidianamente le misure (ho il dubbio atroce che non ci starà nel giardino sotto casa!!). Organizzo il trasporto e dopo quindici giorni dalla stretta di mano con il vecchio proprietario, finalmente vedo la gru che l’adagia sull’invaso. Da allora tutte le volte che mi affaccio dalla finestra, mi sorprende vedere il sogno ricorrente da sempre, immaginandola in navigazione.
Un piano di lavori l’ho fatto calcolando i minimi dettagli. Avendo la barca davanti la porta di casa è un incentivo nel proseguire i tanti lavori per potergli fare vedere il mare. Anche la mia compagna che con difficoltà, entra con il passeggino tra la fiancata e l’aiuola, non dicendo nulla ma rendendo chiaro cosa stia pensando di quella strana creatura che ostacola il passaggio,è un forte incentivo.
Ma il motivo principale che mi permette di non mollare , è il vedere il risultato dei lavori , di cui non avrei saputo da dove iniziare se non con le letture notturne tra manuali e internet.
I lavori sono tanti. Devo rifare gli interni , cambiare oblò e ferramenta , sostituire drizze, scotte e attrezzatura , verniciare lo scafo ed allestire la strumentazione.
Ho deciso che nei prossimi mesi , ogni venerdì sera avrò un obiettivo. Non scendero’ dalla mia barca finché non avrò finito. Ho deciso di scrivere questa storia per non avere un impegno solo con me stesso.
Mio caro Luca …..mi lasci esterrefatto …..sei semplicemente folle ma di quelle follie romantiche che lasciano senza fiato e che generano invidia sana…….chapeau…..
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Grazie! Sai che sarai tra i primi invitati a bordo !
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Preparo la sacca…..
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Antonio o ninni sun semper mi ……..buon vento Luke
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